Spaventapasseri. Pittura su tavola |
Valeria:
Sofia, tu sei molto giovane eppure hai un linguaggio pittorico ben
delianeato. Hai avuto degli arristi che hanno influenzato il tuo
percorso artistico?
Sofia: In
realtà non ho maestri figurativi di riferimento, anche se osservo
molto pittori come Armodio, Jan Mankes o Oleksiy Fedorenko. Considero
un grande padre spirituale e una guida per l'elaborazione della mia
poetica, il regista russo Andrej Tarkovskij. Ho conosciuto il suo
cinema circa tre anni fa ed è stato amore fin da subito; inoltre,
grazie a questo studio costante del suo pensiero sull'arte, ho avuto
modo di incontrare persone umanamente straordinarie, che mi
accompagnano tutt'ora durante il mio percorso e che ringrazio
infinitamente per essere presenti nella mia vita. Tarkovskij vive nel
mio cuore, chi lo ama lo sente... per questo ci si ritrova tutti
insieme, perchè riconosciamo l'uno nell'altro questa grande forza
d'amore che ci unisce.
Valeria:
La domanda impossibile, mi daresti una definizione di arte? Cos'è
per te l'arte?
Sofia: Provare
a dare oggi una definizione dell'arte è cosa assai ardua. Penso che
né critici o filosofi potrebbero arrivare a darne una esatta
esplicazione, in quanto essa ripudia ogni costrizione ideologica e
formale. Anche gli artisti che vivono il processo creativo in prima
persona si troverebbero in difficoltà nel fornire una risposta
definitiva a tale quesito che oggi sembra assillarci più che mai,
data la grande confusione nel panorama contemporaneo su cosa
considerare o non considerare arte. Mi limito a dire che arte è
creazione, ricerca di nuovi significati e attribuzioni di cose già
esistenti o non ancora manipolate e pensate dall'uomo. E' ricerca di
un nuovo pensiero, in termini strettamente concettuali.
Valeria:
Da dove nascono le tue figure che animano le tue tele?
Sofia: Nascono
dall'osservazione dell'uomo nel suo contesto moderno. Le mie creature
si formano laddove pochi sguardi arriverebbero con accoglienza e
povertà d'animo. Gli spazi emarginati del nostro vivere offrono
innumerevoli spunti poetici, poiché solo nelle condizioni di
disagio, di sofferenza e solitudine, la poesia arriva pura,
incontaminata, assolutamente intatta e sacra. Mi limito a trovarla e
a riprodurla durante un piccolo atto d'amore, così come riesco a
vederla, per farla conoscere a chi non trova bellezza nei luoghi più
sudici delle nostre città e delle anime che si dimenticano sui bordi
delle cose inanimate.
Bianca Solitudine. Pittura su tavola. |
Valeria:
Nel tuo lavoro, il supporto pittorico non è solo elemento su cui
crei, ma è vero e proprio protagonista del tuo lavoro. Mi
spieghi dove nasce tutto ciò?
Sofia: Il
supporto pittorico è una parte fondamentale del mio lavoro, forse
ancora più importante dell'opera che verrà in quanto senza di essa
non potrebbe mai cominciare qualcosa di interessante ai miei occhi.
Adoro lavorare sulla carta perché è un materiale che mi rappresenta
intimamente nelle sue fragilità, nella sua duttilità di forma,
trasparenza e leggerezza. E' un materiale che necessita di moltissime
attenzioni, cure e rispetto proprio per la sua natura estremamente
delicata. Spesso mi servo di materiali che conservano già al loro
interno una loro storia precisa, particolare, fatta di vissuti
intrecciati in un passato che si è sedimentato in un processo
sconosciuto della storia. Me ne innamoro subito e decido di adottarle
per tirar fuori ciò che il passato gli ha negato di pronunciare.
Invento una nuova vita, un nuovo percorso, un nuovo pensiero.
Valeria:
Da dove trai spunto?
Sofia:
Traggo spunto da chiazze, forme incerte, macchie anonime, legni
abbandonati sulla deriva di una spiaggia. Tutto è pronto, lì e
adesso, per narrarci una storia che aspetta di emergere soltanto per
noi. E mi sento felice.
Valeria:
Sofia, hai un orario preciso in cui dipingi?
Sofia:
Solitamente preferisco i momenti più calmi della giornata: il
mattino e la sera. Adoro immergermi nella solitudine del mio silenzio
a tal punto che non potrei più vivere e produrre in luoghi chiassosi
o nelle grandi città che amo e odio allo stesso tempo per ciò che
offrono e negano contemporaneamente.
Valeria:
Hai delle regole?
Sofia:
No, non mi pongo nessuna regola durante il processo creativo. Mi
piace pascolare liberamente in quei campi pittorici che ancora non
riesco totalmente a dominare, propormi nuovi obbiettivi e mettermi
continuamente in gioco.
Valeria:
Se ti dico colore...?
Sofia:
Il colore è un mare di passione distillato dalla cruna di un ago.
Valeria:
Problemi e soddisfazioni del mondo dell'arte?
Sofia: Sono
affascinata dal processo dell'arte contemporanea, ma altre volte ne
sono quasi schifata per i processi economici che s'innescano al suo
interno, inquinando il valore portante del fare e produrre arte. Non
dimenticherò mai una frase di Andrej Tarkovskij: “L'arte priva di
spiritualità reca in se stessa la propria tragedia.” Per me, in
questa frase, è già stato detto tutto. Cos'è l'arte senza spirito?
Diventa spettacolarizzazione, commercio, vanità, insulto a tutti
quegli artisti che cercano di innalzare gli spiriti e di portar loro
ricchezza interiore con vero talento creativo, senza cadere in
squallidi meccanismi economici che spesso provoca oggi il mercato
dell'arte contemporanea
Valeria:
Nonostante la tua giovane età, hai una maturità artistica
impressionante, da dove nasce tutta questa tua consapevolezza?
Sofia:
Letture selezionate, un certo tipo di cinema, manie di feticcio,
raccolte bizzarre e persone stimolanti mi hanno aiutato ad elaborare
un pensiero personale che sfocia e s'identifica nelle diverse
manifestazioni creative che mi coinvolgono quotidianamente. Ho sempre
desiderato rendermi riconoscibile, senza dover per forza apporre una
firma a ciò che faccio. La firma non occorre per far capire chi sei
e cosa fai nella vita, ha soltanto un valore di mercato e una
manifestazione egoica di chi vuole imporre il proprio marchio nelle
sue opere, come se il proprio linguaggio non fosse già troppo chiaro
e riconoscibile tra la moltitudine dei tanti.
Valeria:
Progetti futuri?
Sofia: Per
scaramanzia preferisco tacere a riguardo. Meglio lasciar posto al
silenzio dell'immaginazione...
Ti Abbraccio. Pittura su carta. |
Valeria:
Se tu dovessi sognare, qual'è la mostra che vorresti?
Sofia: Sogno
una grande personale con le pareti tappezzate da frasi e parole
sussurrate dai maestri che mi hanno educato, sia letterari che
cinematografici, ma anche di persone che mi sono state sempre vicine
e che mi hanno plasmato a loro somiglianza. Dedicherei una
parete intera al Silenzio di Picard con accanto alcune mie opere che
si rifanno al suo pensiero. Un'altra a Tarkovskij, il più grande
regista sovietico di tutti i tempi che ha trovato nella Toscana
senese la versione di una piccola Russia nostalgica. Un'altra a Bruno
Schulz e accosterei le sue parole ad alcune mie tavole che riportano
insistentemente il concetto di parola. Un'altra stanza vorrei
dedicarla a piccole creature tridimensionali che sto costruendo con
legni, ciottoli, piante essiccate dalla potenza lavoratrice del mare.
La dedicherei ai bambini, per far capir loro quanto sia grande e
volenterosa la comunicazione delle cose con noi. Qualcuno potrebbe
arbitrare questo progetto immaginifico come un desiderio di
paragonarmi a grandi figure del pensiero e dell'arte contemporanea. E
invece no. Devo molto a tanti e questo sarebbe proprio un atto di
ringraziamento ad alta voce dopo anni di lavoro nel silenzio,
svuotare le tasche e mostrare a tutti i tesori che mi porto dietro,
giorno dopo giorno. Ringraziare e riportare alla luce grandi
personalità che oggi abbiamo in parte dimenticato, e questa sarebbe
l'occasione giusta per creare un vivace scambio creativo in un
presente che si fonde, oggi più che mai, con il nostro passato.
Valeria:
Il passato per te è...
Sofia:
Il passato è nostalgia e presenza costante di un pensiero che si
vorrebbe vivere nella calma accettazione del suo svolgimento.
Sofia Rondelli |
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