La
natura selvaggia, nella sua
seducente bellezza, parrebbe, ad un primo sguardo, il punto di
partenza della nuova produzione artistica di Chiara Lera.
Ma
ad una più attenta lettura,
tra i suoi colori profondi si cela ben altro.
Il
concetto di ‘selvaggio’ è indubbiamente una costruzione
culturale, basata sul presupposto che l’umanità sia separata dalla
Natura. La società da molto tempo ha interrotto il rapporto di
armonia con l’ambiente naturale; ciò che non è “ umanizzato”
è selvaggio, oscuro, minaccioso, qualcosa da cui rifuggire, da
temere, da non sfidare.
Le
pitture su tavola, della pittrice lucchese, sono caratterizzate da
questa presenza tenebrosa; atmosfere che giungono da un tempo lungo e
dense di percezioni, sembrano la cifra di ciò che potrebbe essere
memoria o qualcosa di fotografato al di là del reale, celato nel
ricordo e rielaborato poi nella ricerca. La natura ha forme aspre,
oppure delineate da linee aguzze, grandi masse di colore dove spicca
e resiste un elemento umano: case abitate che squarciano il buio, una
sedia che interrompe la monocromia dello spazio pittorico, finestre
da cui arriva luce. Forme che denunciano la vita e rilevano non la
debolezza dell’uomo contemporaneo, ma la sua forza, la sua
integrità, la sua perseveranza. La natura qui diventa metafora, dei
nemici esterni, delle difficoltà che soffocano il nostro quotidiano,
delle incertezze che oscurano il nostro futuro, dove la presenza
umana, non si disintegra, non scappa, non si lascia soffocare, ma
anzi, da prova della capacità di sopportare, pazientare, convivere
con essa, per recuperare una propria identità. Lottare per ciò che
si ha piuttosto che rimpiangere ciò che si è perso, auspicando alla
creazione di un nuovo equilibrio tra ambiente naturale e umano,
perché nella vita si va avanti nonostante, il male, il buio, lo
sconosciuto senza cedere totalmente alla loro fascinazione.
In
questo paesaggio difficile,
opprimente, qualcosa brilla, è l’uomo presenza rasserenante, una
forza il cui potere, nelle opere di Chiara Lera, non è urlato ma
sussurrato eppure saldo e costante.
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