Jerome Kern- 33 giri Ritratti d’autore
Sembrerebbe strano
parlare oggi di un tipo di musiche (leggera ma non troppo) composte
dagli inizi del secolo scorso fino al finire degli anni ‘50,
eppure ascoltandole adesso con attenzione si capisce come siano state
innovative allora e come contengano ancora momenti e invenzioni che
possiamo ritenere quasi attuali. Prendo in esempio un autore di
allora e di un disco che ho rispolverato e che avevo lasciato un po’
da parte da parecchio: Jerome Kern nella collana Ritratti
d’autore.(Cbs- Sugar)
Jerome Kern (1885-1945) è
probabilmente il padre del moderno musical americano. Era nato a New
York da una famiglia agiata di origine ebreo-tedesca, ha frequentato
il College of Music di New York e ha cominciato a entrare come autore
di musiche nel mondo teatrale di Broadway durante il primo decennio
del secolo passato componendo brani per vari spettacoli. Kern
raggiunse il suo primo successo con le canzoni inserite in “The
girl from Utah”, una commedia inglese, nel 1914, tra cui la ballata
"They didn't Believe Me" che rompe il modello europeo di
proporre la musica , Kern infatti adattò le sue melodie alla danza
contemporanea spesso con ballate fresche e innovative
Ma Kern è entrato
davvero i libri di storia con Show Boat (1927), il primo musical
americano veramente moderno, con una storia sui pregiudizi razziali e
su un tragico amore, con canzoni memorabili come "Ol' Man River"
e "Can’t Help Lovin’ Dat man". Come molti dei suoi
contemporanei, Kern ha diviso il suo lavoro tra Broadway e Hollywood
a partire dalla fine degli anni ‘20, quando il sonoro entrò nel
cinema come per esempio con le canzoni di Fred Astaire e Ginger
Rogers, "A Fine Romance" e "The Way You Look Tonight".
Kern ha lavorato intensamente collaborando a quasi 40 spettacoli
nella sua carriera e stava ancora lavorando quando morì
improvvisamente nel 1945. Ci ha lasciato uno dei cataloghi più
ricchi nella storia della musica di teatro e di cinema
successivamente.
Alcune sue canzoni fra le
più famose:
"Ol'
Man River",
"Can't
Help Lovin' Dat Man",
"A
Fine Romance",
"Smoke
Gets in Your Eyes",
"All
the Things You Are",
"The
Way You Look Tonight",
"Long
Ago (and Far Away)"
"Who?".
Nel disco che ho
sottomano l’orchestra è diretta da Peter O’ Brian, i pezzi
registrati come Sunny, Try to forget, Waltz in springtime ecc. sono
tutti estratti da musicals.
Il 1929 fu l'anno del
crollo della Borsa di Wall Street e dell’inizio della Grande
Depressione che sconquasserà il popolo americano ma furono
incredibilmente anche gli anni più propizi per la produzione di
musical teatrali e cinematografici. Nonostante la crisi imponesse
molti sacrifici, il pubblico si riversava in grande quantità nei
teatri per assistere al musical o al film musicale di turno,
dimostrando quindi il valore e il merito di questi spettacoli
soprattutto come mezzo d’evasione in quegli anni di preoccupazione.
Ma
il musical americano degli anni '30 non era però solo pura
distrazione, ma anche probabilmente un modo per incoraggiare i
propositi e gli ideali di ottimismo e rinascita economica divulgati
dal New Deal.
Per dare un’idea nel
film “La danza delle luci” ( Gold Digger of 1933), il
numero d’apertura “We’re in the Money”, era cantato da un
gruppo di ballerine vestite quasi interamente di dollari, come un
appassionato invito all’atteggiamento fiducioso e al desiderio di
rinascita.
Nelle
migliori realizzazioni, quando tutti i componenti sono armonicamente
fusi, il musical è una straordinaria mescolanza di musica, storia,
ambientazione, costumi, canto, ballo e recitazione. Sovente la trama
serve solo come giustificazione per la colonna sonora e il ballo, ma
tutto tende ad un unico scopo, così i testi, le canzoni e la
coreografia dei balli riescono dare consistenza ed emozioni
attraverso la versatilità e la bravura degli attori protagonisti.
Fu in quegli anni un
fiorire di grandi autori : Irving Berlin, Bert Kalmar, Rogers &
Hart, per non dimenticare George Gershwin e Jerome Kern naturalmente.
Per dare un'idea della
presenza del musical nella cinematografia americana negli anni dal
'27 al '40 si contano più di trecento musicals e da allora fino al
1995, alcuni giornali specializzati ne elencano più di mille fra i
più significativi (considerando però anche le cinematografie
mondiali). Nell'epoca d'oro, dagli anni '30 alla fine dei '50 i
titoli importanti ricordati sono più di ottocento.
Il film The Broadway
Melody del 1929 è stato il primo musical della MGM
e a Hollywood
è stato anche il primo musical ad essere completamente sonoro
(all-talking), nonché ad usare una sequenza in Technicolor,
andata poi persa, esistendo oggi solo copie in bianconero, ma
soprattutto anche la prima pellicola all-talking a vincere un Oscar
come miglior film.
In realtà il 6 Agosto
1926, al Warner Theater di New York, fu presentato al pubblico il
primo film ad avere un sonoro tutto suo, (Don Juan, di Alan
Crosland), con John Barrymore, che utilizzava il sistema Vitaphone
sviluppato da una società del gruppo Bell, la Western, però, era
sì un film sonoro, ma non parlato, in quanto conteneva solo musica e
qualche effetto sonoro. Ma fu l’inizio di una “rivoluzione” e
la musica e i suoni aggiunti cominciarono a dare il loro influente
contributo, un lavoro a volte leggero a volte massiccio ma sempre
persistente e argutamente studiato, che agisce spesso a livello
inconscio, quasi subliminale.
“ciò che vediamo è
determinato in larga misura da ciò che udiamo, potete verificare
questa semplice proposizione con un semplice esperimento
spegnete l’audio del vostro televisore e sostituitelo con una
colonna sonora arbitraria preregistrata sul vostro magnetofono rumori
stradali, musica, conversazione, registrazioni di altri programmi
televisivi e troverete che la colonna sonora arbitraria sembra essere
appropriata e sta infatti determinando la vostra interpretazione del
film sullo schermo gente che corre dietro all’autobus in Piccadilly
con una colonna sonora di mitragliatrici sembra Pietrogrado nel 1917
“ William Burroughs, Il biglietto che è esploso, Sugarco
Edizioni, 1966.
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