domenica 23 dicembre 2012

Cesare Inzerillo


Biancaneve ed i sei nani


Abbandonarsi alla vita, come fece Don Chisciotte lasciandosi guidare dal suo fidato e malandato cavallo, Ronzinante, non è una libertà per tutti.
“Prendere quel che viene”, come si usa dire è un lusso che si possono concedere solo i folli, i bambini ed gli artisti, che con la loro creatività si muovono liberi dai vincoli della quotidianità, dai doveri della logica, dalle costrizioni delle regole.
Svincolati dal reale, gli artisti hanno però il dovere di restituirci con le loro opere, nuovi luoghi sconosciuti da abitare, personaggi fantastici da conoscere, nuove emozioni da esplorare.
Solo di una cosa, non possono essere capaci: riportare in vita chi non c'è più.
Non potendo fare ciò Cesare Inzerillo, si è inventato una morte per i protagonisti delle sue opere. Un' inconfondibile ironia sarcastica e un po' sadica, caratterizza il suo lavoro, i suoi personaggi, sono fissati nell'immobilità della morte che, sopraggiunta all'improvviso ha strappato loro alla vita. I suoi scheletri e mummie, realizzati con una tecnica minuziosa in cui niente è lasciato al caso ed incompiuto, sono vestiti ed atteggiati come quando erano in vita.
Il classico della storia dell'arte “ il memento mori” con Inzerillo subisce un ribaltamento semantico, le sue figure, corrose e deturpate invece che farci soffermare sulla caducità della vita ci strappano un sorriso, ironizzano e esorcizzano la paura ancestrale per antonomasia.
Le creature di Cesare Inzerillo sono una sorta di combinazione fra le mummie dei monaci Cappuccini esposte nelle catacomba del convento dei Cappuccini di Palermo e l'eredità del teatro popolare dell'opera dei Pupi, e se quest'ultimi narravano al popolo le gesta eroiche dei paladini di Carlo Magno in guerra contro i Saraceni,le sculture di Inzerillo si prendono gioco delle dissolutezze e dei vizi di alcuni personaggi troppo ambiziosi.





Il Barone Rosso 
Ultimo Tango a Palermo


I gemelli sei mesi 
Duro a morire


Catalogo, mostra La classe morta
Carn'era




Cesare Inzerillo

Cesare Inzerillo nasce a Palermo nel 1971. Diplomato all'Accademia delle Belle Arti, diventa scenografo di teatro e di cinema per Daniele Ciprì e Franco Maresco, dando inizio a un importante sodalizio artistico. Collabora alla scenografia di diversi film, tra i quali «Il ritorno di Cagliostro» (2003) e «Nuovomondo» (2006). Nel 2010 realizza a Salemi il Museo della Mafia, che sarà ricostruito dall’artista alla Biennale 2011 d’Arte di Venezia, insieme all’inedito Museo della Follia, rispettivamente al Padiglione Italia dell’Arsenale e a Palazzo Moro Marcello.


Del Museo della Follia inaugurato il 18 agosto di quest'anno parlerò in seguito, come dell'artista Marilena Manzella.

Ancora due parole quando ho conosciuto Cesare, fin da subito mi è sembrata una persona eccezionale, disponibile per niente altezzoso. La sua arte è forte ed a volte pure inquietante mentre lui è una persona mite e solare.

Quando ho chiesto a lui di fare la mostra a Volterra, ha accetato fin da subito con entusiasmo e ricordo di un aperitivo a Cinisi con lui, Marcello Buffa e Marilena Manzella, a decidere le opere da esporre, e così fra un bicchiere di vino e due chiacchere, Cesare si alza e torna con una sua scultura che posiziona sul tavolino del bar come se niente fosse. É stato un gesto semplice per lui, ma vi assicuro per niente scontato per me. Così abbiamo finito il nostro aperitivo in compagnia di una mummia di Cesare, e per la precisione l'opera era Carn'era.

Grazie Cesare, davvero.

2 commenti:

  1. sto facendo una ricerca sulle mummie delle catacombe dei cappuccini ed uscito fuori questo...dopo tanto macabro una sana risata mi ci voleva proprio, certo a ciascuno il suo, prima e dopo
    grande originalità e acuto spirito critico
    grazie

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  2. ps...dimenticavo, posso pubblicare anche un'immagine delle tue opere?naturalmente citandone la fonte
    :-)

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