domenica 21 aprile 2013

Chiara Lera. Greenish




La natura selvaggia, nella sua seducente bellezza, parrebbe, ad un primo sguardo, il punto di partenza della nuova produzione artistica di Chiara Lera.
Ma ad una più attenta lettura, tra i suoi colori profondi si cela ben altro.
Il concetto di ‘selvaggio’ è indubbiamente una costruzione culturale, basata sul presupposto che l’umanità sia separata dalla Natura. La società da molto tempo ha interrotto il rapporto di armonia con l’ambiente naturale; ciò che non è “ umanizzato” è selvaggio, oscuro, minaccioso, qualcosa da cui rifuggire, da temere, da non sfidare.
Le pitture su tavola, della pittrice lucchese, sono caratterizzate da questa presenza tenebrosa; atmosfere che giungono da un tempo lungo e dense di percezioni, sembrano la cifra di ciò che potrebbe essere memoria o qualcosa di fotografato al di là del reale, celato nel ricordo e rielaborato poi nella ricerca. La natura ha forme aspre, oppure delineate da linee aguzze, grandi masse di colore dove spicca e resiste un elemento umano: case abitate che squarciano il buio, una sedia che interrompe la monocromia dello spazio pittorico, finestre da cui arriva luce. Forme che denunciano la vita e rilevano non la debolezza dell’uomo contemporaneo, ma la sua forza, la sua integrità, la sua perseveranza. La natura qui diventa metafora, dei nemici esterni, delle difficoltà che soffocano il nostro quotidiano, delle incertezze che oscurano il nostro futuro, dove la presenza umana, non si disintegra, non scappa, non si lascia soffocare, ma anzi, da prova della capacità di sopportare, pazientare, convivere con essa, per recuperare una propria identità. Lottare per ciò che si ha piuttosto che rimpiangere ciò che si è perso, auspicando alla creazione di un nuovo equilibrio tra ambiente naturale e umano, perché nella vita si va avanti nonostante, il male, il buio, lo sconosciuto senza cedere totalmente alla loro fascinazione.
In questo paesaggio difficile, opprimente, qualcosa brilla, è l’uomo presenza rasserenante, una forza il cui potere, nelle opere di Chiara Lera, non è urlato ma sussurrato eppure saldo e costante.

Nessun commento:

Posta un commento