lunedì 1 aprile 2013

In Vinile di Sergio Pardini


Jerome Kern- 33 giri Ritratti d’autore


Sembrerebbe strano parlare oggi di un tipo di musiche (leggera ma non troppo) composte dagli inizi del secolo scorso fino al finire degli anni ‘50, eppure ascoltandole adesso con attenzione si capisce come siano state innovative allora e come contengano ancora momenti e invenzioni che possiamo ritenere quasi attuali. Prendo in esempio un autore di allora e di un disco che ho rispolverato e che avevo lasciato un po’ da parte da parecchio: Jerome Kern nella collana Ritratti d’autore.(Cbs- Sugar)
Jerome Kern (1885-1945) è probabilmente il padre del moderno musical americano. Era nato a New York da una famiglia agiata di origine ebreo-tedesca, ha frequentato il College of Music di New York e ha cominciato a entrare come autore di musiche nel mondo teatrale di Broadway durante il primo decennio del secolo passato componendo brani per vari spettacoli. Kern raggiunse il suo primo successo con le canzoni inserite in “The girl from Utah”, una commedia inglese, nel 1914, tra cui la ballata "They didn't Believe Me" che rompe il modello europeo di proporre la musica , Kern infatti adattò le sue melodie alla danza contemporanea spesso con ballate fresche e innovative


Ma Kern è entrato davvero i libri di storia con Show Boat (1927), il primo musical americano veramente moderno, con una storia sui pregiudizi razziali e su un tragico amore, con canzoni memorabili come "Ol' Man River" e "Can’t Help Lovin’ Dat man". Come molti dei suoi contemporanei, Kern ha diviso il suo lavoro tra Broadway e Hollywood a partire dalla fine degli anni ‘20, quando il sonoro entrò nel cinema come per esempio con le canzoni di Fred Astaire e Ginger Rogers, "A Fine Romance" e "The Way You Look Tonight". Kern ha lavorato intensamente collaborando a quasi 40 spettacoli nella sua carriera e stava ancora lavorando quando morì improvvisamente nel 1945. Ci ha lasciato uno dei cataloghi più ricchi nella storia della musica di teatro e di cinema successivamente.
Alcune sue canzoni fra le più famose:

Nel disco che ho sottomano l’orchestra è diretta da Peter O’ Brian, i pezzi registrati come Sunny, Try to forget, Waltz in springtime ecc. sono tutti estratti da musicals.
Il 1929 fu l'anno del crollo della Borsa di Wall Street e dell’inizio della Grande Depressione che sconquasserà il popolo americano ma furono incredibilmente anche gli anni più propizi per la produzione di musical teatrali e cinematografici. Nonostante la crisi imponesse molti sacrifici, il pubblico si riversava in grande quantità nei teatri per assistere al musical o al film musicale di turno, dimostrando quindi il valore e il merito di questi spettacoli soprattutto come mezzo d’evasione in quegli anni di preoccupazione.
Ma il musical americano degli anni '30 non era però solo pura distrazione, ma anche probabilmente un modo per incoraggiare i propositi e gli ideali di ottimismo e rinascita economica divulgati dal New Deal.
Per dare un’idea nel film “La danza delle luci” ( Gold Digger of 1933), il numero d’apertura “We’re in the Money”, era cantato da un gruppo di ballerine vestite quasi interamente di dollari, come un appassionato invito all’atteggiamento fiducioso e al desiderio di rinascita.


Nelle migliori realizzazioni, quando tutti i componenti sono armonicamente fusi, il musical è una straordinaria mescolanza di musica, storia, ambientazione, costumi, canto, ballo e recitazione. Sovente la trama serve solo come giustificazione per la colonna sonora e il ballo, ma tutto tende ad un unico scopo, così i testi, le canzoni e la coreografia dei balli riescono dare consistenza ed emozioni attraverso la versatilità e la bravura degli attori protagonisti.
Fu in quegli anni un fiorire di grandi autori : Irving Berlin, Bert Kalmar, Rogers & Hart, per non dimenticare George Gershwin e Jerome Kern naturalmente.
Per dare un'idea della presenza del musical nella cinematografia americana negli anni dal '27 al '40 si contano più di trecento musicals e da allora fino al 1995, alcuni giornali specializzati ne elencano più di mille fra i più significativi (considerando però anche le cinematografie mondiali). Nell'epoca d'oro, dagli anni '30 alla fine dei '50 i titoli importanti ricordati sono più di ottocento.
Il film The Broadway Melody del 1929 è stato il primo musical della MGM e a Hollywood è stato anche il primo musical ad essere completamente sonoro (all-talking), nonché ad usare una sequenza in Technicolor, andata poi persa, esistendo oggi solo copie in bianconero, ma soprattutto anche la prima pellicola all-talking a vincere un Oscar come miglior film.
In realtà il 6 Agosto 1926, al Warner Theater di New York, fu presentato al pubblico il primo film ad avere un sonoro tutto suo, (Don Juan, di Alan Crosland), con John Barrymore, che utilizzava il sistema Vitaphone sviluppato da una società del gruppo Bell, la Western, però, era sì un film sonoro, ma non parlato, in quanto conteneva solo musica e qualche effetto sonoro. Ma fu l’inizio di una “rivoluzione” e la musica e i suoni aggiunti cominciarono a dare il loro influente contributo, un lavoro a volte leggero a volte massiccio ma sempre persistente e argutamente studiato, che agisce spesso a livello inconscio, quasi subliminale.
ciò che vediamo è determinato in larga misura da ciò che udiamo, potete verificare questa semplice proposizione con un semplice esperimento spegnete l’audio del vostro televisore e sostituitelo con una colonna sonora arbitraria preregistrata sul vostro magnetofono rumori stradali, musica, conversazione, registrazioni di altri programmi televisivi e troverete che la colonna sonora arbitraria sembra essere appropriata e sta infatti determinando la vostra interpretazione del film sullo schermo gente che corre dietro all’autobus in Piccadilly con una colonna sonora di mitragliatrici sembra Pietrogrado nel 1917 “ William Burroughs, Il biglietto che è esploso, Sugarco Edizioni, 1966.




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