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Biancaneve ed i sei nani |
Abbandonarsi alla vita, come
fece Don Chisciotte lasciandosi guidare dal suo fidato e malandato cavallo,
Ronzinante, non è una libertà per tutti.
“Prendere quel che viene”, come si usa dire è un
lusso che si possono concedere solo i folli, i bambini ed gli artisti, che con
la loro creatività si muovono liberi dai vincoli della quotidianità, dai doveri
della logica, dalle costrizioni delle regole.
Svincolati dal reale, gli artisti hanno però il
dovere di restituirci con le loro opere, nuovi luoghi sconosciuti da abitare,
personaggi fantastici da conoscere, nuove emozioni da esplorare.
Solo di una cosa, non possono essere capaci:
riportare in vita chi non c'è più.
Non potendo fare ciò Cesare Inzerillo, si è
inventato una morte per i protagonisti delle sue opere. Un' inconfondibile
ironia sarcastica e un po' sadica, caratterizza il suo lavoro, i suoi
personaggi, sono fissati nell'immobilità della morte che, sopraggiunta
all'improvviso ha strappato loro alla vita. I suoi scheletri e mummie,
realizzati con una tecnica minuziosa in cui niente è lasciato al caso ed
incompiuto, sono vestiti ed atteggiati come quando erano in vita.
Il classico della storia dell'arte “ il memento
mori” con Inzerillo subisce un ribaltamento semantico, le sue figure, corrose e
deturpate invece che farci soffermare sulla caducità della vita ci strappano un
sorriso, ironizzano e esorcizzano la paura ancestrale per antonomasia.
Le creature di Cesare Inzerillo sono una sorta di
combinazione fra le mummie dei monaci Cappuccini esposte nelle catacomba del
convento dei Cappuccini di Palermo e l'eredità del teatro popolare dell'opera
dei Pupi, e se quest'ultimi narravano al popolo le gesta eroiche dei paladini
di Carlo Magno in guerra contro i Saraceni,le sculture di Inzerillo si prendono
gioco delle dissolutezze e dei vizi di alcuni personaggi troppo ambiziosi.
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Il Barone Rosso |
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Ultimo Tango a Palermo |
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I gemelli sei mesi |
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Duro a morire |
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Catalogo, mostra La classe morta |
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Carn'era |
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Cesare Inzerillo |
Cesare Inzerillo nasce a Palermo nel 1971. Diplomato
all'Accademia delle Belle Arti, diventa scenografo di teatro e di cinema per
Daniele Ciprì e Franco Maresco, dando inizio a un importante sodalizio
artistico. Collabora alla scenografia di diversi film, tra i quali «Il ritorno
di Cagliostro» (2003) e «Nuovomondo» (2006). Nel 2010 realizza a Salemi il
Museo della Mafia, che sarà ricostruito dall’artista alla Biennale 2011 d’Arte
di Venezia, insieme all’inedito Museo della Follia, rispettivamente al
Padiglione Italia dell’Arsenale e a Palazzo Moro Marcello.
Del Museo della Follia inaugurato il 18 agosto
di quest'anno parlerò in seguito, come dell'artista Marilena Manzella.
Ancora due parole quando ho conosciuto Cesare,
fin da subito mi è sembrata una persona eccezionale, disponibile per niente
altezzoso. La sua arte è forte ed a volte pure inquietante mentre lui è una
persona mite e solare.
Quando ho chiesto a lui di fare la mostra a
Volterra, ha accetato fin da subito con entusiasmo e ricordo di un aperitivo a
Cinisi con lui, Marcello Buffa e Marilena Manzella, a decidere le opere da
esporre, e così fra un bicchiere di vino e due chiacchere, Cesare si alza e
torna con una sua scultura che posiziona sul tavolino del bar come se niente
fosse. É stato un gesto semplice per lui, ma vi assicuro per niente scontato
per me. Così abbiamo finito il nostro aperitivo in compagnia di una mummia di
Cesare, e per la precisione l'opera era Carn'era.
Grazie Cesare, davvero.
sto facendo una ricerca sulle mummie delle catacombe dei cappuccini ed uscito fuori questo...dopo tanto macabro una sana risata mi ci voleva proprio, certo a ciascuno il suo, prima e dopo
RispondiEliminagrande originalità e acuto spirito critico
grazie
ps...dimenticavo, posso pubblicare anche un'immagine delle tue opere?naturalmente citandone la fonte
RispondiElimina:-)