venerdì 8 febbraio 2013

Chiara Lera. Fuoco incrociato tra casualità ed intenzione.


Valeria: Ciao Chiara, racconti brevemente il tuo percorso? Quando hai deciso di fare l'artista?
Chiara: L'espressione artistica è per me una componente vitale che ho sempre preso "molto sul serio". Non l'ho mai vissuta come una semplice passione o come un passatempo, neppure da bambina. Penso di aver deciso di fare l'artista quando ho capito come impugnare una matita, direi quindi intorno ai cinque anni.

Valeria: Hai avuto dei maestri?
Chiara: Ho avuto dei buoni docenti che ricordo con grande stima ed affetto, ma Maestri nel senso proprio del termine, artisti che con il loro lavoro e la loro presenza diretta sono stati punti cardine nella mia ricerca, direi di no.


Valeria: Il caso ha un ruolo o no nel tuo lavoro?
Chiara: Il caso ha un ruolo fondamentale nel mio lavoro. È quella componente indefinita che entrando in corto circuito con la controparte razionale, da vita alle mie opere sospese in bilico tra casualità e intenzione. Nell'atto creativo, soggetto al fuoco incrociato di casualità e intenzione, si riassume l'eterna dialettica tra cuore e cervello.

Valeria: Cos'è per te l'arte contemporanea?
Chiara: L'arte contemporanea è un magma di tendenze, scoperte, rivelazioni e bluff. In questa fase direi che abbiamo superato il bisogno di affermare il nuovo negando il passato o semplicemente il resto. La convivenza di più tendenze contemporaneamente, nell'arte come nella società, è pienamente accettata. Trovo che questo sia un buon approccio, molto più tollerante rispetto al passato, purché non scada nel relativismo più trito e nella totale assenza di trasporto ideale. Ultimamente sto notando, in reazione alla tendenza concettuale che ha dominato gli ultimi decenni, una rinnovata attenzione alla qualità tecnico-estetica dell'opera. Un'altra lama a doppio taglio, positiva quando è volta a ridare dignità all'opera finita in quando oggetto fruibile dall'occhio oltre che dalla mente, fortemente negativa invece quando svuota l'opera di ogni significato riducendola ad un manufatto estetico, vincolato ai criteri accademici del bel disegno, alla materiale di pregio, alla cornicina standard e al significato apparente e preconfezionato.


Valeria: Ti dai delle regole per il tuo lavoro: tipo orari precisi in cui dipingi.
Chiara: Non direi. Vorrei però parlarti di alcune dinamiche, forse scaramantiche e sicuramente poco razionali.
L'opera può nascere bene e completarsi quasi da sola, oppure nascere male e spegnersi in corso d'opera. In questi casi l'accanimento terapeutico non serve a niente. In caso di opere "infelici" ci sono due possibilità: restano incompiute senza suggerire nulla di buono, allora diventano materiale di riciclo. Altrimenti, generalmente dopo mesi che sono lì ammezzate, mi diventa chiaro il da farsi e intervengo in forma drastica e risolutiva. Generalmente è da questa dinamica che nascono i lavori più interessanti.

Valeria: Da dove trai ispirazione?
Chiara : Da quello che ho visto e da quello che vedo ogni giorno. Certe immagini rimangono incollate alla mia memoria e chiedono di essere ritratte. Ed io le accontento. È un sentire puramente irrazionale, un sussurro che vuole essere assecondato. Aldilà del soggetto, più che un significato definito, ci sono emozioni che vado a stuzzicare, percorsi che suggerisco a chi si avvicina all'opere.

Valeria: Qual'è l'opera del passato che avresti voluto fosse stata una tua creazione?
Chiara: Nighthawks di Hopper

Valeria: Quanto è importante la ricerca dei materiali nelle tue opere?
Chiara: La scelta dei materiali è fondamentale. Un'ampia gamma di vibrazioni cromatiche è legata alla superficie utilizzata. Nelle tecniche sperimentali che affronto, osservare le dinamiche del caso, mette in luce le potenzialità e i limiti dei materiali permettendomi di capire come meglio impiegarli e a quali scopi.

Valeria: La bravura dei pittori si misura in base alle quotazioni di mercato?
Chiara: Le quotazioni di mercato sono uno dei tanti metri di giudizio, in quanto la bravura artistica non è l'unico fattore a determinarle. Dipende poi cosa si intende per bravura, se vogliamo prendere in considerazione soltanto l'opera o anche la capacità dell'artista di farsi strada sul mercato, di stringere relazioni, di promuovere se stesso oltreché il proprio lavoro.

Valeria: Chi è il critico d'arte?
Chiara: Il critico d'arte è la spina dorsale teorica delle tendenze artistiche, che è tenuto ad amplificare con le parole, ció che l'artista esprime con i registri che gli sono più consoni.

Valeria: Chiara il colore per te è ?
Chiara: Il colore in connubio con la scelta dei materiali e degli strumenti di lavoro è una componente molto importante nel mio lavoro. Non ho una gamma cromatica definita, cambia molto in relazione ai progetti che di volta in volta affronto. Ultimamente sto lavorando con il colore ridotto ai minimi termini di pigmento e colorante, che diluisco nella misura che ritengo opportuna. Talvolta per generare i bianchi intervengo decolorando il supporto, oppure bruciandolo per generare i neri. Il bianco e il nero, non colori per definizione, nascono così dall'alterazione fisico-chimica dei materiale anziché da un'aggiunta pastosa di colore.

Valeria: Progetti per il futuro?
Chiara: Ho in mente una nuova collezione con nuovi colori e materiali diversi che sto pian piano definendo. Poi da cosa nasce cosa!
Chiara, vive e lavora a Pietrasanta




Nessun commento:

Posta un commento