martedì 26 febbraio 2013

In Vinile, Sergio Pardini



Brevi riflessioni nostalgico-malinconiche di un vecchio ascoltatore di “suoni graffiati”
("Il piatto dei fonografi è paragonabile al tornio del vasaio: la massa sonora viene plasmata su di esso e la materia è già data. Ma il vaso sonoro che così nasce resta vuoto. Sarà l'ascoltatore a riempirlo")Theodor Adorno
Piatto, o il più criptico piatto stroboscopico, disco, giradischi o tanto meno fonografo, puntine, o i mitici “mangiadischi, mangiacassette” sembrano parole preistoriche per i giovanissimi di oggi annullate totalmente dalla musica digitale e dal cd. Chi dice più la parola disco? Qualcuno timidamente accenna a "disco in vinile" per riferirsi a quello strano arnese nero e rotondo, che provvedeva  a riprodurre musica fino a un paio di decenni fa, usando quello sconosciuto e bizzarro attrezzo che si chiama appunto giradischi.
Long play (o long-play) ‹lòn plèi› [Locuz. ingl. "lunga esecuzione", usata in it. come s.m.] Disco fonografico a microsolco e con velocità di rotazione di 33 giri a minuto che, per il suo grande formato (30 cm di diametro), consente audizioni relative  lunghe, fino a 40 minuti per facciata, nonché stereofoniche e ad alta fedeltà (v. suono: V 709 b). Con lo stesso signif., è in uso in Italia anche long playing ‹lòn plèiin›. Per l'una e per l'altra locuz., è frequente la sigla LP. (Dizionario delle Scienze Fisiche Treccani 2012)
Nel 1931, la casa discografica Rca-Victor distribuì il primo LP della storia: la Quinta sinfonia di Beethoven.  Ma il 33 giri è stato ufficialmente introdotto nel 1948 negli Stati Uniti dalla casa discografica  Columbia, come evoluzione dei precedenti dischi a 78 giri, dalle simili caratteristiche. Credo che la prima incisione di musica leggera in 33 giri fu la riedizione di una raccolta di successi di Frank Sinatra già usciti in 78 giri. Dal diametro quasi identico al 78 giri ma con tecnica diversa con molti più “solchi” si chiama infatti anche “microsolco”, con copertine curate, a volte vere e proprie opere d’arte.


Inizialmente il microsolco era un 78 giri migliorato, la velocità di riproduzione essendo più lenta permetteva la registrazione di più musica e il materiale utilizzato era di tipo resinoso, il quale permetteva un incisione più raffinata e con migliori proprietà elettroacustiche. Questa fu la genesi di quella evoluzione che portò il microsolco alla qualità necessaria da essere definito “Alta Fedeltà“, inizialmente il microsolco pesava 180 grammi a differenza del precedente 78 giri che ne pesava 360 a parità di dimensioni (30 centimetri), in alcuni casi fu poi portato a pesare fino a 130 grammi.
Parlando strettamente dal punto di vista  musicale, credo che  la improvvisa consapevolezza di un avvenuto salto generazionale per quelli della mia età, oltre alla biologica trasformazione naturale di ognuno, sia stato quando il CD prese il sopravvento sugli LP, o 33 giri,. eh sì, il 33 diventò “vecchio”di fronte al “giovane” CD.. Ma era come perdere un amico di sempre. Queste piccole scatolette trasparenti di plastica, niente hanno a che fare con gli ingombranti ma bellissimi album, anche l’odore, il profumo di carta stampata e di gommalacca (in realtà credo fosse il cloruro di polivinile o PVC) non esiste più, il CD è asettico, inodore, insapore è “alieno”.


Quando si apriva il cellophane di un LP era come scartare un regalo, la sorpresa dell’interno, i disegni,  le foto, i testi delle canzoni e a volte  una breve “spiegazione” del contenuto del disco, con aneddoti, ringraziamenti e altro ancora, leggibili come un libro dato lo spazio che permetteva il formato del 33 giri. Prima di estrarre il disco per poi  poggiarlo sul piatto del giradischi si leggeva la copertina proprio come un libro e si guardava l’interno, poi si ascoltava seguendo i testi e si annusava , come faccio con i libri. Non so se davvero nostalgia senile ma ho l’impressione che il 33 giri si ascoltasse con più attenzione, anche se con alcuni inconvenienti. c’era anche il rischio di non aver calibrato bene il peso del braccio e si poteva rischiare che la puntina saltasse un solco, quindi bisognava essere pronti e riposizionarla dopo averla leggermente appesantita, il CD si “infila” dentro il lettore, scompare, non rischi interruzioni, con un telecomando salti da un brano all’altro o lo velocizzi, o puoi lasciarlo “suonare” e fare anche altro.  Il vinile andava comprato per forza ed era “tuo”, la copia che avevi fra le mani era “unica”, il CD si può “scaricare”, copiare, duplicare diventa anche di “altri”.




Di sicuro la musica ascoltata da un disco era diversa, non posso dire migliore o peggiore, ma diversa, ma non per il sopracitato effetto “nostalgico/senile”, credo che dal 33 giri uscisse  la musica di chi pensava che la musica fosse essenziale nel momento in cui si ascoltava e non, come accade sovente con il CD , puramente un sottofondo.  
Qualcuno si spinge a dire che la resa del supporto analogico dà maggior naturalezza e nonostante la nota distintiva del vinile di introdurre distorsioni, queste siano sono solo convogliate nelle  armoniche di pari livello, le più  piacevoli  all'orecchio umano e dove invece il supporto digitale (sicuramente migliore in soglie di distorsione) sembrino più dissonanti per l'ascoltatore. Una manifestazione simile è affermata anche dagli estimatori degli amplificatori a valvole e viene definito con il termine :tube sound. (letteralmente tubo sonoro).
I solchi del 33 giri potevano anche essere ritoccati fisicamente come per esempio nell’album Sgt Pepper lonely heart club band alla fine di A day in the life  arriva un loop di suoni e voci (frasi e rumori senza significato) inseriti modificando l’ultimo solco di uscita del disco in vinile, l’intenzione dei Beatles era che questo espediente avrebbe consentito di sentire questi suoni ripetuti all'infinito finché qualcuno non avesse tolto la puntina dal disco, invece  sulla riproposta in cd lo stratagemma non è possibile e si può ascoltare solo qualche attimo di questo finale, che poi si dissolve velocemente.


Devo per forza ricordare alcune fra le tante bellissime copertine dei 33 giri: quelle famosissime dei Beatles di Sgt Pepper’s Lonely Heart Club Band (con i suoi ipotizzati messaggi misteriosi) e di Abbey Road (la famosa strada londinese su cui si affacciano i mitizzati studi della Apple e accreditata, proprio grazie a quella foto, come patrimonio nazionale britannico); oppure quelle dei Rolling Stones e dei Velvet Underground e di altri firmate da Andy Warhol, o ancora quelle di Frank Zappa, quelle dei Pink Floyd, West Side Story diretto da Bernstein apribile e come in un libro e all’interno tutto il libretto dell’opera o Montecristo e Hollywood Hollywood di Roberto Vecchioni disegnate da Andrea Pazienza, …e solo per citarne alcune. Guardarle adesso sotto la plastica di un piccolo CD o sul ridotto schermo di un ipod non è che dia proprio lo stesso risultato/emozione.
Si potrebbe affermare che anche il calo di vendite dei dischi è sicuramente in parte imputabile al CD, da quando la musica è diventata digitale non sono solo le case discografiche  a poter “fabbricare” dischi. Con i computer e i masterizzatori sempre più veloci e precisi ognuno è in grado di copiare la musica su cd casalinghi, di produrre compilation, di mischiare i dischi, di ricopiare gli album originali, e queste operazioni sono così poco dispendiose  da farci riflettere e quasi diffidare del prezzo di un cd originale. Certo, nelle copie non ci sono le indicazioni sui contenuti, le copertine sono  rabberciate, ma con masterizzatori e stampanti moderni la qualità non è mai scadente, e la spesa è sempre minima. Delle copertine dei cd in effetti non è che ne senta troppo la mancanza, anche perché è scritto in caratteri minuscoli quasi illeggibili (di solito corpo 8/9) se non per un occhio più che perfetto. Il cd autoprodotto si ascolta per lo più  in macchina ed è quasi sempre senza copertina, a volte buttato là sul sedile accanto al pacchetto di sigarette o accanto ad altre cianfrusaglie, dando così l’idea di essere  solo una cosa, non un raccoglitore “’d’arte musicale”, esagerando direi che i CD “non sono musica”. Ammetto solo, ahimè, che il CD è più comodo, occupa meno spazio e non ha i fruscii del 33, è più difficile che si graffi e altre “amenità”.


Nel 90  un gruppo (temo di sbagliare ma credo fossero The Linear Regressionist ?) realizzarono un anti-cd stampato in sole 50 copie assolutamente silenzioso, come ultimo grido di protesta artistica pro-vinile prima della sua presupposta morte.
Però adesso c’è un sensibile ritorno al 33 giri, con tante proposte nuove o in concomitanza col CD o copie di compact disk già usciti. Quindi “per fortuna” non è mai stato un addio!!
D’altronde il ritorno del vinile ha ragioni articolate che sicuramente sono dettate anche  da una specie di armonia perfetta fra contenuto e contenitore. La sua corporeità, le sue proporzioni  e i valori che si sommano fra la musica e la confezione grafica, gli conferiscono una attrattiva “palpabile” dal quale  l’ utilizzatore è sicuramente affascinato.
 Per concludere però devo anche ammettere mestamente che: Il solo fascino del passato è il fatto che è passato (Oscar Wilde).
P.S.
Alex Steinweiss (1917-2011) è l’inventore delle copertine dei dischi, la sua morte ha privato il mondo dell’editoria musicale di uno dei suoi grafici più interessanti ed originali. Le sue scelte furono stimolanti per tutte le altre case discografiche. Prima dell’intuizione di Steinweiss i dischi venivano venduti avvolti in una carta pesante e impersonale, spesso di colori anonimi, verde scuro o marrone scuro di solito. Bastava una confezione senza pretese perché il disco non era ancora un bene di consumo soggetto a leggi di tecniche di mercato. Nel 1938 Steinweiss fu assunto come grafico pubblicitario dalla Columbia Records ma solo per occuparsi di pubblicità su riviste o giornali, ma propose ai dirigenti della Columbia di completare i dischi con copertine colorate che catturassero l’attenzione del pubblico discografico. Nonostante la poca convinzione dei suoi capi, l’idea si rivelò riuscita e le vendite aumentarono rapidamente, facendo di Steinweiss il primo direttore artistico della storia del disco. Pochi anni più tardi l’introduzione del 33 giri generò un problema imprevisto: la carta fine usata fino a quel momento per avvolgere i dischi rovinava i più delicati microsolchi del vinile. Steinweiss ideò allora la confezione di cartone che oggi conosciamo. La contemporaneità  di questi due accorgimenti dette ai dischi quella dignità che essi non possedevano se considerati solo alla stregua di puri mezzi per trasportare e conservare la musica e inoltre conferiva ad essi almeno due caratteristiche importanti: una visiva, rappresentata da quella seduzione istantanea prima assente in un prodotto pensato unicamente per essere ascoltato e una meramente artistica, che rendeva i dischi invitanti  anche solo da guardare.
La prima copertina di Steinweiss vide la luce proprio nel 1938. Da quel momento in poi egli ideò e supervisionò più di 25.000 copertine di ogni genere, spesso con suoi disegni, relativi a produzioni di artisti più o meno famosi di tutto il ‘900.



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