venerdì 18 gennaio 2013

Hernàn Chavar.



Valeria: Ciao Hernàn, Quando hai deciso di fare l'artista? Mi racconti un po' di te e delle tua arte.
Hernàn: Non c'è un anno zero nel mio percorso artistico, credo che sia nato con me. Da quanto ricordo ho sempre voluto fare ciò che faccio, non ho avuto molta possibilità di scelta, era già dentro di me. Non è facile intraprendere un percorso artistico da giovanissimo perché i paletti culturali ti creano ostacoli almeno negli anni in cui non puoi decidere molto riguardo agli studi. Quindi il mio percorso formativo ufficiale inizia quando mi sono iscritto all'istituto d'arte prima e all'accademia di belle arti poi; ricevendo molti spunti e nozioni, cercando sempre di cogliere qualsiasi informazione mi arrivasse, interna o esterna, che puntellasse l'impalcatura della mia arte. Se dovessi descrivere la mia arte forse l'Universo sarebbe un modo efficace per immaginarla…come l'universo si espande e si contrae, è formato da tante parti diverse ma che alla fine formano un tutt'uno…alcune idee esplodono generandone altre più piccole, altre creano mondi autosufficienti pieni di vita. La vita e la fine di essa credo siano sempre presenti nei miei lavori, il misticismo primordiale, la lotta animale per la sopravvivenza, il divenire animale tra gli animali… Forse è questa l'essenza del mio lavoro. Credo che la mia arte sia un'arte più di pancia che di cervello,colpisce le viscere,l'emotività dell'essere umano più che l'intelletto e la fredda critica. Questa è la mia intenzione, almeno.
V: Hai avuto degli artisti che hanno influenzato il tuo percorso?
H: Fin da piccolo ho avuto passione per l'arte sfogliata, ho sempre guardato prima nei libri e poi nei musei le opere di grandissimi artisti che non capivo ma da cui ero attratto come fossero calamite. Come per la musica, stilare una classifica od un gruppo di artisti sarebbe molto riduttivo e ingiusto, ne lascerei fuori troppi, ma alcuni artisti sono stati fondamentali per la mia crescita personale, Durer, Bacon, Kiefer, Beuys, Basquiat, Goya, Schiele, solo per citarne alcuni…e quotidianamente grazie all'aiuto della rete ho la possibilità di entrare in contatto e conoscere opere di nuovi artisti e quindi di farmi anche influenzare.

V: Dove nascono le tue opere ed i personaggi che popolano le tue tele?
H: Tutto ciò che faccio come artista nasce da una profonda analisi di tutto quello che mi circonda, dagli stati emotivi fino alla materia concreta. Sicuramente ampio spazio di indagine da parte mia è la natura che è la principale fonte di ispirazione, e nello specifico il mondo animale nella sua varietà; mi muovo dentro questo universo stupendomi e meravigliandomi delle forme e dei colori. Di pari passo al mondo animale mi interessa tutto ciò che è legato all'antropologia, ai vari usi e costumi delle popolazioni ed al misticismo che ne deriva. Ecco, l'aspetto mistico, la carica spirituale slegata dalla religione è un aspetto che si va evolvendo nel mio lavoro, aumentando gradualmente. Quindi i miei personaggi sono fusioni di natura, costumi cerimoniali, pezzi di storia e brandelli di vita quotidiana.


V: L'Arte conteporanea è influenzata da molte figure: curatori, critici, galleristi, collezionisti. Chi è per te il critico d'arte?
H: Secondo il mio punto di vista un critico dovrebbe mettersi al servizio dell'arte e degli artisti, avvicinarsi umilmente all'arte e cercare di capire e indirizzare l'artista che ha di fronte; purtroppo, a mio avviso, sempre più spesso i critici creano e distruggono artisti seguendo mode e tendenze solo per poter vendere meglio e con più continuità. Fare il critico é un mestiere, essere un artista no, quindi chi si affaccia nel complesso mondo delle sensibilità dovrebbe fare meno il critico ed essere più critico.

V: La bravura dei pittori si misura in base alle quotazioni di mercato?
H: Credo che l'Arte ed il mercato siano due cose completamente distinte e quasi antitetiche…quasi come pittura e quotazione.

V: Ma adesso sono curiosa di sapere qualcosa di te. C'è una colonna sonora particolare quando crei?
H: La musica, come le immagini, è stata sempre grande fonte di ispirazione, ed ha modificato nel corso degli anni la mia produzione; a volte ha influenzato il mio lavoro, altre è stato il mio lavoro a influenzare i miei gusti musicali. Per me è difficile ricordare un momento in cui lavoro privo di musica, mi reputo una persona aperta a tutto ciò che mi può far crescere culturalmente e quindi determinare singoli gruppi è molto difficile, resterebbero fuori cantanti e gruppi importantissimi per me. Ma, se dovessi citarne 5 (tra quelli maggiormente ascoltati nell'ultimo anno), sarebbero Swans, Death in June, Nick Cave, Fever Ray e Mogwai . Ma ripeto, è una lista ingiusta in quanto esclude tantissima musica, dalla classica fino al cantautorato italiano, dalla musica punk fino al metal più estremo.


V: Ed Il caso ha un ruolo o no nel tuo lavoro?
H: Nella ricerca di fonti d’ispirazione il caso spesso ha un forte ruolo, non amo limitarmi, tutto mi attrae e mi interessa; imbattermi in cose sempre nuove ed imprevedibili è una speranza quando faccio le mie ricerche. Per quanto riguarda il lavoro pratico, cerco di controllare il dipinto o il disegno ma a volte certe macchie sono proprio un caso.

V: C'è un'opera del passato in cui ti identifichi maggiormente?
H: Molte opere antiche hanno influito ed influiscono nel mio lavoro, ma se dovessi scegliere una sola opera carica di tutti i concetti che mi identificano e che mi interessano…ovvero desolazione, misticismo, natura, cultura popolare, antichità, morte, l'opera sarebbe "Cacciatori nella neve" di Pieter Bruegel il Vecchio.

V: A cosa serve l'arte secondo te ?
H: L'arte è quel bisogno universale che ha l'uomo di comunicare con i suoi simili, e di riuscire a trasmettere la sua piccola visione del mondo. L'arte è forse dunque una testimonianza, cronaca appassionata del nostro tempo, e quindi dovrebbe servire a porci delle domande, anche se un'opera non ci piace o ci disgusta o per noi non è arte è già entrata in noi, facendoci porre delle domande e quindi credo che sia sempre positiva come cosa; non c’è spazio per la passività.

V: L'arte contemporanea è....
H: Se guardo un'opera antica io che sono contemporaneo non do forse un’interpretazione contemporanea a qualcosa di antico, nel momento in cui la guardo la carico di tutta l'esperienza che ho, di tutto ciò che ho visto… Quindi forse tutta l'arte è contemporanea.

V: Il futuro...
H: Preferisco pensare al presente.



 Hernàn è nato a Buenos Aires, vive e lavora a Porto Recanati, Macerata.

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