mercoledì 30 gennaio 2013

Giuseppe Veneziano.

Conosco Giuseppe Veneziano da qualche anno, esattamente dalla sua personale Zeitgeist che si è tenuta a Pietrasanta nell'estate 2010. La mostra della famigerata Madonna con Hitler che sollevò un polverone mediatico. Da allora, sono capitate diverse cose e  Giuseppe:  ha avviato una carriera importante, ha ottenuto numerosi riconoscimenti, mostre e molti altri successi. Ma una cosa è rimasta uguale da quell'estate, una grande amicizia. Parecchie discussioni  sull'arte, sugli artisti ed alcune divertenti avventure: spersi ad Arezzo, alla ricerca del luogo dove si teneva una sua mostra, o a Bologna durante la fiera bloccati da una tempesta di neve, ma sempre molte le risate. Perché una cosa va detta, anche se Giuseppe è un artista affermato e noto, rimane un ragazzo, alla mano, simpaticissimo e disponibile a collaborare, un ragazzo affettuoso e solare che sa ridere di sé per ridere meglio con gli altri.
Questo articolo e intervista risale a qualche tempo fa, ma mi piaceva cobdividerlo ancora.

L’opera d’arte se non riflette il proprio tempo ha un valore ridotto. L’artista ha dunque un ruolo sociale privilegiato e grazie alla sua sensibilità e alle sue intuizioni è capace di mostrare ciò che per molti è solo confuso e approssimativo. Giuseppe Veneziano, artista di origini siciliane ma da tempo stabilitosi a Milano, ha appreso profondamente questa lezione, assumendosi interamente la responsabilità di operare in questa direzione, fino ad autodefinirsi “cronista dell’arte”.
Dittatori, super eroi, icone religiose, top model, artisti, personaggi della Disney, sono i protagonisti delle sue opere; dalla politica si passa alla religione, dalla storia dell’arte ai mass media, tutto si sviluppa sulla superficie delle sue tele.
Il suo stile pittorico è immediato e frontale. La sua pittura caratterizzata dalle larghe campiture piatte di colore, richiama la tradizione artistica dei grandi maestri del Cinquecento, ma il dialogo con il passato è stravolto dall’uso del colore: tinte forti e accese ricordano immediatamente la pop art, così le sue Re-interpretazioni delle madonne rinascimentali sembrano uscite direttamente da un fumetto della Marvel.
Veneziano ha tratto dall’insegnamento del fumetto anche l’importanza dell’ironia come elemento salvifico, acquisendo così la profonda consapevolezza che si possano dire cose intelligenti senza per forza essere noiosi o ancor peggio dottrinali.
L’opera Novecento è la summa di tutta la sua arte. Un’orgia colorata dove i maggiori politici del secolo scorso sono circondati da belle ragazze svestite, il sesso diviene così il collante che unisce personaggi ed epoche lontane fra loro
Politica, sesso e religione sono i tre temi che, come lui stesso ha dichiarato, lo aiutano “a valutare il clima culturale di ogni epoca”. Sono anche temi delicati che possono infastidire la sensibilità del pubblico. Veneziano è uno dei pochi giovani artisti che riesce sempre a far parlare di sé, accendendo vivaci dibattiti sia della stampa specializzata che del pubblico meno esperto, infatti:  da Occidente Occidente, dove mostrava Oriana Fallaci, decapitata; ai ritratti di Bin Laden e Maurizio Cattelan impiccato; fino alla recente Madonna del Terzo Reich, una madonna dai dolci tratti rinascimentali che tiene in braccio un piccolo Hitler, è riuscito a suscitare vibranti polemiche che lo hanno portato alla ribalta non solo della stampa nazionale ma anche di quella internazionale.
Provocare per scuotere le coscienze, scandalizzare per palesare i nostri tempi, oscenità per smascherare l’ipocrisia.
L’arte di Giuseppe Veneziano caratterizzata dalla riscoperta della pittura per rapportarsi con la storia e con la politica è lontana dagli sperimentalismi più estremi dell’arte contemporanea ma è doverosamente destinata a diventare protagonista della scena artistica italiana.


Valeria: Fin dai tuoi esordi, le tue opere hanno diviso pubblico e critica, come quando uscì  la contestatissima copertina di Flash Art con i tuoi ritratti di Bin Laden e Maurizio Cattelan impiccato. Spesso davanti alle tue opere si grida allo scandalo e vieni accusato di essere volgare, in altre occasioni sei perfino arrivato a subire atti di censura. Non deve essere facile per un artista convivere con queste critiche. Non ti sei mai sentito ostacolato nella tua libertà di espressione artistica?
Giuseppe: L’arte, da sempre, ha dovuto fare i conti con un sistema sociale che tenta di imporre le proprie regole. Ma tutti sappiamo che non esiste arte se non c’è piena libertà di espressione da parte dell’artista. Difatti, molti personaggi della storia dell'arte o della letteratura hanno dovuto subire polemiche, incomprensioni e spesso anche censure e processi, per essere poi riabilitati solo dopo la loro morte. Questo ci deve far riflettere sul fatto che ogni espressione artistica, e in particolar modo le più audaci, tendono sempre a forzare certi canoni, estetici o morali, imposti dalla società, e per la loro forza comunicativa possono toccare alcune corde particolarmente sensibili all'interno della comunità in cui vivono.
V: Non sei nuovo alla polemiche, Occidente Occidente, dove mostri Oriana Fallaci decollata suscitò molte polemiche e lo stesso dicasi per la recente Madonna del Terzo Reich, una madonna rinascimentale che tiene in braccio un piccolo Hitler, che ha aperto una grossa querelle durante l’edizione 2009 di Art Verona e in quel caso intervenne in tua difesa perfino lo scrittore Aldo Busi. Come mai le tue opere suscitano tanto scalpore?
G: Ho riflettuto a lungo sul perché alcune mie opere scandalizzino e siano oggetto di polemiche. Anche in questo caso la questione è complessa. Ogni società civile è retta da diverse istituzioni. L’istituzione è regolata dalla moralità dei comportamenti umani. Tuttavia, la categoria della morale non ha niente a che fare con l’arte: assolutamente niente. Ecco perché l’istituzione e l’arte sono sempre inconciliabili, tranne quando l’artista si attiene alle direttive che vengono impartite dal sistema istituzionale. Il quel caso, però, parliamo di arte di stato.

V: Soffermiamoci un attimo sulla Madonna del Terzo Reich, che ha recentemente sollevato un polverone a Pietrasanta durante la tua mostra personale Zeitgeist tanto da arrivare a smuovere alti capi religiosi e l’ira di politici e a farti salire alla ribalta dei maggior quotidiani internazionali, soprattutto sudamericani. In questa maternità dove associ, in versione pop, religione e nazismo cosa volevi comunicare?
G: Quel quadro ha un elemento fortemente antinomico. Per quanto Hitler sia la rappresentazione più eclatante del Male, è pur sempre una creatura di Dio. C’è chi ha visto in quel quadro addirittura un messaggio di speranza. Può darsi che sia vero, come può darsi esattamente il contrario. Del resto, come ho dichiarato più volte, attraverso il mio linguaggio pittorico, io frappongo una sorta di distanza tra le mie convinzioni, la mia storia personale e individuale, e il soggetto dell’opera che dipingo. Infatti mi interessa più il tema da trattare, piuttosto che prendere posizione per l’una o per l’altra parte in causa.

V: Le tue opere vengono spesso accusate di correre sulla sottile linea dell’ambiguità, infatti, la tua ultima mostra che si è svolta a Salemi, a cura di Vittorio Sgarbi, aveva, appunto, il titolo: Equivoci. Pensi che l’arte contemporanea oggi, per poter esprimere al meglio i suoi messaggi debba ricorrere a questo stratagemma?
G: Il titolo Equivoci è stata una scelta di Vittorio Sgarbi che è stato un grande sostenitore del mio lavoro, sfidando anche molti attacchi della chiesa, rispondendo punto per punto. Ecco, io credo che l’arte contemporanea si muova sempre sul filo dell’ambiguità. E più un’immagine è ambigua, più riuscirà a suscitare interpretazioni diverse in chi la guarda. Nell’era in cui viviamo non possiamo più aggrapparci ad interpretazioni univoche.
 
V: Nelle tue reinterpretazioni in versione pop di opere classiche e soprattutto nei volti delle tue madonne si nota un forte legame con la grande tradizione artistica italiana. Tu che sei stato anche un insegnante di storia dell’arte, puoi affermare di ispirarti ai grandi maestri del passato?
G: Nella mie ultime opere c’è un rapporto costante con l’arte del passato, e in particolar modo con il Rinascimento e il Barocco. Due momenti storici dell’arte italiana che ritengo fondamentali per la formazione di un artista e che hanno influenzato la storia dell'arte e della cultura mondiale. Quello che cerco di fare è recuperare l’interesse per la pittura del passato per vedere quali relazioni possono intercorrere con la realtà di oggi.

V: Pensi che oggi l’arte contemporanea, con le sue sperimentazioni più estreme e con  i suoi concettualismi abbia ancora necessità di confrontarsi con la tradizione artistica passata?
G: La crisi globale (religiosa, politica, economica, sociale) che sta caratterizzando il nostro tempo ha fatto crollare qualsiasi modello, creando in tutti noi una grande sfiducia verso il futuro. E anche nell’arte si è persa da tempo una certa fiducia nei valori che sono sempre stati la sua base fondante, come la scoperta, la sperimentazione, l’innovazione. Per questo motivo io ritengo, in questo preciso momento storico, che sia più interessante una ricerca che riscopra e rilegga, in chiave contemporanea, certi valori linguistici e formali del passato, piuttosto che un lavoro che ripercorra all'infinito le mille strade degli sperimentalismi linguistici.
V: Tra i molti personaggi della cronaca, della politica e della religione che hai riportato nelle tue tele ce ne uno, o meglio, un’ opera in particolare che ritieni fondamentale per aver dato vita al tuo meccanismo espressivo di critica sociale?

G: L’opera alla quale sono più legato è il ritratto di Bin Laden. E’ quella che è riuscita a dare un’identità e una direzione precisa al mio lavoro. Quando la realizzai mi accorsi che conteneva tutto quello che stavo cercando: la storia, la politica, la cronaca, la satira, la realtà, la finzione, il fumetto, l’ironia, il dolore, la morte etc. Senza di essa non sarei mai riuscito a concepire opere come “Maurizio Cattelan impiccato” o “Oriana Fallaci decapitata”.

V: La tua arte attinge da molti campi differenti e sfida tematiche sociali di forte impatto con un linguaggio espressivo del tutto personale ma nonostante ciò tutti abbiamo avuto dei maestri, i tuoi quali sono stati?

G: Dovrei fare un elenco lunghissimo. Tra i tanti citerei Jeff Koons, Damien Hirst e Maurizio Cattelan, anche se devo ammettere che Andrea Pazienza ha avuto un’influenza maggiore. Un artista, quest’ultimo, che da tempo ho preso come riferimento, nonostante sia stato principalmente un fumettista.



V: Dopo la tua ultima mostra  a Salemi quali sono i tuoi prossimi progetti?
G: Ho in preparazione una mostra personale presso la Galleria Contini di Venezia a Giugno del 2011. Per la prossima esposizione ho pensato di realizzare diverse novità, oltre a molte opere pittoriche, tutte inedite, anche alcune installazioni e sculture tra cui una in particolare che sarà di grandi dimensioni e in bronzo policromo, alla quale sto lavorando fin d’adesso.

Estate 2012. Forte dei Marmi. Mostra "Cattive Compagnie"

La biografia di Giuseppe è talmente lunga, che non ho la pazienza di inserirla, le sue opere sono stata esposte in moltissime fiere nazionali ed internazionali. I suoi successi, le sue opere "scandalose" sono stati riportati da molti giornali, ha tenuto personali e collettive praticamente ovunque. Vi basterà cliccare il suo nome su google e potrete avere qualsiasi informazione e vedere le sue opere. Io invece voglio ringraziare Giuseppe, per l'amicizia e per le risate, oltre per la pastiglia per la tosse, che mi ha fatto tornare la voce domenica scorsa. Grazie Supergiù.


Giuseppe è nato a Mazzarino ( CL)
Vive e lavora a Milano.



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